Chi è Lucie Bardin
La mia filosofia d'approccio all'equitazione, a differenza di tanti cavalieri e amazzoni che considerano il loro compagno di gara un mezzo per una personale affermazione agonistica, prevede la cura, il benessere e il rispetto del cavallo, prima di qualsivoglia premio o competizione.
Mi chiamo Lucie Bardin, sono nata a Parigi nel 1983 e monto da quando ero bambina. L’inizio non è stato facile, vivevo in una grande città e i miei mi concedevano solo poche ore in campagna, ma la mia testa era sempre a cavallo anche se non ne avevo uno. Così mi allenavo montando una vecchia sella su un cavalletto e ripetendo mentalmente i gesti che vedevo fare.
Il primo cavallo è stato un pony “cattivo”, nessun bambino lo montava mentre il mio istinto mi suggeriva già cosa fare per farmi accettare da lui. È da quel pony che inizia la passione della mia vita.
Scopro presto di essere attratta dai cavalli complicati, dai “casi disperati”, i cavalli che soffrono fisicamente e mentalmente e che nessuno vuole. All’inizio erano, soprattutto, cavalli puro sangue che venivano ritirati dalle corse per essere destinati ai maneggi se non al macello, comprendere i loro problemi ed entrare in sintonia con la loro estrema sensibilità è diventata a poco a poco la mia missione.
In Francia seguo gli insegnamenti di Michel Benoist e, arrivata in Italia, divento l’allieva del campione olimpionico Mauro Checcoli: mi introduce al sistema naturale dell’equitazione di Federigo Caprilli, insieme alla campionessa europea Giulia Serventi. Grazie a loro prendo parte a competizioni nazionali ed internazionali e comincio a definire una tecnica, piena di empatia e sensibilità, che mi permette di lavorare anche con i soggetti più difficili. Ho sempre cercato la soluzione migliore, non tanto in vista del risultato agonistico immediato, ma mettendo davanti a tutto il benessere del cavallo: condizione indispensabile all’ottenimento di risultati duratori e con una progressione continua.
Una netta scelta di campo che ha in me ragioni profonde: principi etici che trovano nel sistema naturale di equitazione il loro fondamento. L’atleta è il cavallo e chi lo monta deve solo lasciarlo esprimere nel modo migliore.
Grazie all'esperienza acquisita negli anni, la mia ricerca si sviluppa andando oltre il sistema naturale di Caprilli, oltre la tecnica che insegna a montare senza interferire sul cavallo-atleta. Definisco a poco a poco una visione più ampia, olistica, fatta di empatia profonda, di conoscenza della biomeccanica del cavallo, di una spiccata capacità a individuare le sue sofferenze fisiche e psichiche. Sviluppo così l’interesse per le discipline olistiche, nonché la conoscenza del cavallo a livello comportamentale e di comunicazione.
Il benessere del cavallo è inoltre strettamente connesso al benessere del cavaliere. Mi rendo conto sempre di più di quanto le mie emozioni interferiscano sul comportamento del cavallo e sulla relazione con lui. Saper gestire al meglio l’emotività diventa allora un punto cruciale nella mia esperienza e nell’esperienza dei miei allievi. Il nuovo capitolo della mia ricerca mi porta ad appassionarmi così alla sofrologia e al mental-coaching.
Ma la relazione col cavallo non avviene solo durante una carriera sportiva. I cavalli invecchiano, si ammalano, arrivano alla fine della loro vita. Perciò è stato per me un onore diventare ambasciatrice dei cavalli nella onlus “Effetto Palla-Per gli animali di nessuno” di Oristano, un’importante associazione sarda impegnata nel salvataggio e nella cura degli animali.
Una vita con i cavalli e per i cavalli mi ha insegnato che un risultato agonistico ottenuto con la sofferenza fisica e psichica del cavallo e col mio stress non merita di essere raggiunto. Per chi monta è fondamentale imparare a essere centrato e consapevole delle sue emozioni non per negarle, ma per utilizzarle al meglio, non solo perché influiscono sulla performance agonistica, ma perché hanno un enorme impatto sul benessere psicofisico del nostro cavallo.
È questo forse il percorso più difficile, è questo l’ostacolo più alto da superare insieme.
Alcune delle mie esperienze professionali
Le mie competenze possono sembrare a primo impatto eteroclite ma nascono dall’aspirazione di arricchire continuamente il mio bagaglio di donna di cavalli, senza fermarmi ad una visione settoriale. Mi interesso, inoltre, ad attività attorno al cavallo, legate alla sfera sociale e al terzo settore.
Ecco alcuni esempi di progetti ai quali ho partecipato:
Volontariato ed associazioni: