Equitazione e dislessia

Da anni accompagno con piacere e dedizione cavalieri dislessici, persone spesso bloccate, nell’espressione del loro talento e del loro potenziale, dall’ansia.
Spesso dalla differenza inizialmente incompresa, con storie personali di esclusione, umiliazione, a volte addirittura bullismo, mentre avevano semplicemente delle modalità di apprendimento diverse. Spesso, queste problematiche tornano a galla nell’apprendimento dell’equitazione e alcuni blocchi risalgono e impediscono alla loro estrema sensibilità e alla loro grande empatia per i cavalli di esprimersi, mentre sono proprio queste le risorse che possono permettergli di esprimere un talento equestre, grazie alla nascita di una relazione di grande qualità e di fiducia reciproca con i loro cavalli.

Il mio lavoro di accompagnamento consiste in un metodo di insegnamento dell’equitazione adatto ai loro bisogni:

- facendo leva sulla loro sensibilità e la loro grande capacità di osservazione e di comprensione visive;

- tenendo conto dei loro problemi di proiezione nello spazio, indicando le direzioni anche con un linguaggio corporeo;

- basando l’apprendimento della tecnica equestre non su spiegazioni astratte e verbali ma sull’imitazione di un gesto o di una sequenza che hanno modo di osservare visivamente, ripetendo poi l’esercizio fino all’ottenimento del risultato che andrà positivamente rinforzato al fine di una sua migliore assimilazione;

- focalizzando l’insegnamento sulla gratificazione dei risultati positivi piuttosto che negativi;

- Lasciando agli allievi i tempi necessari all’assimilazione, evitando di metterli sotto pressione e dandogli giusti tempi di recupero e tempi di impegno nella concentrazione adatti alle loro possibilità del momento, cercando di ottimizzare ed allungare progressivamente i tempi di concentrazione;

- aiutandoli nella memorizzazione e verificando sistematicamente l’assimilazione degli insegnamenti delle lezioni precedenti grazie a strumenti mnemotecnici e riferimenti visivi e chiedendogli un feedback sulla loro prestazione per aiutare alla presa di coscienza, lavorare sulla memoria di lavoro e portandogli ad un’autocorrezione mediante la riflessione su quello che hanno fatto al fine di raggiungere una maggiore autonomia nella pratica;

- accompagnandogli nella gestione delle loro emozioni e verso maggiori fiducia in sé e autostima.


Usando queste strategie, l’allievo percepisce che l’istruttore comprende le  difficoltà e, sentendosi più motivato e rassicurato, si creano le condizioni per l’istaurarsi di una relazione di fiducia che porta ad un circolo virtuoso di risultati positivi.

 

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